Il Servizio e l'Ospitalità d'Eccellenza come Obiettivi. L'Amichevole Colleganza fra Associati come Valore
STATUTO NAZIONALE DELLA FAIPA PARTE PRIMA ART. 1- DENOMINAZIONE E SEDE ART. 2- GLI SCOPI ART. 3- LE ASSOCIAZIONI ADERENTI comma 2- Iscrizione individuale alla FAIPA comma 3- Il Fiduciario Regionale ART. 4- I SOCI comma 2- Tipologie di Soci ART. 5- OBBLIGHI DELLE ASSOCIAZIONI ADERENTI ART. 6- CESSAZIONE DELLA QUALITA’ DI ASSOCIAZIONE ADERENTE PARTE SECONDA ART. 7- GLI ORGANI SOCIALI Il Gran Consigliere a Vita ART. 8- IL CONGRESSO GENERALE comma 1- Composizione comma 2- Competenze comma 3- Convocazioni e votazioni dell’Assemblea. ART. 9- IL CONSIGLIO NAZIONALE comma 2- Competenze comma 3 – Convocazioni comma 4- Votazioni ART. 10- IL CONSIGLIO DIRETTIVO comma 2- Competenze comma 3- Convocazione e votazioni comma 4- Incompatibilità ART. 11- IL PRESIDENTE NAZIONALE comma 2- La candidatura comma 3- L’Elezione comma 4- La procedura di voto comma 5- Poteri comma 6- Assenza, Impedimento, Dimissioni comma 7- Decadenza dei requisiti comma 8- Assenza di candidature alternative comma 9- Messa in stato di accusa ART. 12- I VICE PRESIDENTI NAZIONALI ART. 13- IL SEGRETARIO ART. 14- IL TESORIERE ART. 15- IL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI comma 2- Competenze comma 3- Convocazioni e deliberazioni comma 4- Rapporto sulla gestione finanziaria comma 5- Irregolarità ART. 16- IL COLLEGIO DEI PROBI VIRI comma 2- Competenze comma 3- Convocazioni e deliberazioni comma 4- Il gran giurì PARTE TERZA ART. 17- LE ENTRATE E LE USCITE a) un fondo ordinario formato con i contributi annuali dei Soci e con gli altri eventuali contributi volontari, elargizioni, indennità, liberalità od altre beneficenze ricevute da persone fisiche o giuridiche, enti privati o pubblici che in qualche modo vogliono favorire la vita e lo sviluppo della Federazione; b) entrate derivanti dalle molteplici attività della Federazione al fine dell’ottenimento degli scopi statutari; c) da un eventuale fondo rappresentato dagli eventuali avanzi della gestione annuale che vengono riutilizzati nella gestione finanziaria dell’anno successivo per costituire il patrimonio della Federazione con delibera del Consiglio Direttivo e comunque utilizzato per il conseguimento delle finalità statutarie. comma 2- Quota sociale ART. 18- ALBO DEI SOCI DELLA FEDERAZIONE ART. 19- TRASFERIMENTI ART. 20- BOLLETTINO O SIMILARE ART. 21- DURATA E SCIOGLIMENTO DELLA FEDERAZIONE | 09 febbraio 2019 - Escursione Museo Archeologico di Capua Antica |
Dopo la serata dedicata al Tasso con presentazione del l'opuscolo scritto dal nostro Associato Carmine Berton, ecco alcuni FRAMMENTI DI STORIA SORRENTINA, sia da leggere che da poter scaricare
Le notizie preistoriche sono scarsissime, il tufo grigio che oggi costituisce la piattaforma su cui sorgono le cittadine della penisola sorrentina è il prodotto di una imponente e catastrofica eruzione avvenuta nei campi flegrei o nel golfo di Napoli circa 33.000 anni fa, per effetto barriera esercitato dalla catena delle colline calcaree sui prodotti piroclastici, essi si depositarono nella conca tra punta Scutolo e il Capo di Sorrento, le piogge torrenziali dovute al raffreddamento del clima dopo tale catastrofe da particelle rilasciate nell’aria oscurano in parte il sole, la parte solida rimase, quella ancora molle venne trasportata a mare lasciando profonde gole, che ancora oggi si possono vedere in tutta la penisola, si presume che nel tempo paleolitico nuclei umani frequentassero gli anfratti della costiera, quando le isole dei Galli e Capri erano allora uniti alla penisola, del neolitico e la preistoria abbiamo ancora scarse notizie, meglio documentata è l’età dei metalli. La frequentazione del sito di Sorrento limitata tra i valloni di Parsano a ovest e dei mulini a est, documentata da frammentarie manufatti (ceramiche e litica) fin dal neolitico avanzato nella grotta della conca ad ovest della città (grotta Nicolucci) e nelle sue adiacenti, la vicinanza al rivo Parsano, dell’approdo di Marina Grande e delle sorgenti della Neffola, costituivano condizione favorevoli per la scelta di questo riparo sotto la roccia, nel III millennio a.c. è testimoniata la frequentazione della grotta (forse per scopi funerari). Ben documentato è poi, nel corso del II millennio a.c. l’età del bronzo, l’uso abitativo della grotta. Allo stato etnico indigeni più antico, quello dei Musoni che oggi si tende a distinguere da quello più recente degli Opici entrambi predecessori dei greci e degli etruschi, gli indigeni italici che i greci della prima colonizzazione trovarono insediati sulla costa e nel golfo al loro arrivo erano gli Opici. L’arrivo dei greci nell’VIII secolo a.c. si ritiene la fondazione di Sorrento, gli indigeni dei villaggi protostorici della valle del Sarno, che scompaiono alla fine del VII secolo a.c. si spostano verso la costa e sembrano confluire nei centri costieri di recente formazione in posizioni strategiche per gli scambi, scali marittimi di Pompei, Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense. Dalle testimonianze materiali e da quelle epigrafiche possiamo dire di una preponderante componente degli Opici, Ausoni e Sannitica nella popolazione. La funzione di approdo di marina grande ed unico percorso praticabile per raggiungere il piano prima dell’apertura della porta sannitica. Sorrento si fa risalire al culto delle Sirene introdotto dai greci, ma qualcuno la fa risalire ai Fenici, “SERENTOS” (terrazzo fortificato), infatti se noi guardiamo ad una pianta del settecento del Pacichelli a volo d’uccello. vediamo che i tre quarti è circondata da gole profonde, e quella a nord dal mare, Strabone la chiama Sireon. Omero nell’odissea racconta delle sirene esseri, metà donne e meta uccelli, Partenope, Leucosia e Ligea, e ci racconta che: Ulisse fece tappare le orecchie ai suoi marinai con della cera per non farli sentire il melodioso canto delle Sirene, e lui si fece legare all’albero maestro della nave, anche se urlava invaghito delle loro voci sublime, di essere sciolto per raggiungerle, i marinai non lo potevano sentire, due di esse sconfitte da Ulisse, Partenope e Leucosia si gettarono nel mare dove annegarono, i loro corpi, uno fu trovato ai piedi del Vesuvio Partenope e fondò Napoli, l’altra su una spiaggia verso sul di Salerno e fondò Licosa. Qualcuno le chiamava abitatrice del mare presso le isole sirenuse i Galli, Svetonio li fa abitare a Sorrento, Plinio sul colle Minerva attuale punta della Campanella. Sorrento nei primi tempi era uno stato libero, Municipio dal 219 a.c. al 30 d.c., ma ribellatasi a Roma con le altre città come Pompei, Ercolano, Nocera, Stabia e Nola nel I secolo d.c. dopo la battaglia sul Volturno vinta dai romani tutta la Campania e quindi Sorrento furono sottomessi a Roma, al tempo della seconda guerra punica tra romani e cartaginesi, gli abitanti di Sorrento offrirono ai romani una galea armata, con la fine della Repubblica, aveva termine lo stato municipale di Sorrento, ma appena Augusto salì al trono essa veniva dichiarata colonia romana dal Capo Ateneo al Sarno dal 30 d.c. al 512 d.c., dove lo stesso Imperatore inviò veterani romani distribuendo ad essi le terre dei monti sireniani (Massa Lubrense) occupate dai greci per il culto di Minerva, e vi fece costruire una strada larga 15 piedi, da allora la penisola e in special modo Sorrento ebbe tutto il suo splendore, ed un periodo di grandissima opulenza, e vi sorsero numerosissime ville patrizie, in particolar modo, durante il periodo in cui l’Imperatore Tiberio che per circa dieci anni governò l’impero di Roma da Capri affidando a Seiano il governo della città di Roma, non si fidava d nessuno quindi tutti i suoi collaboratori, questi la sera tutti nessuno escluso dovevano lasciare l’isola. Visitarono Sorrento alcuni Imperatori, fra Questi: Augusto, Tiberio, Traiano, Antonino Pio, Marco Aurelio, quest’ultimo si dice si facesse costruire una villa in località Casarlano appunto Casa Aureliana. Dieci anni dopo la morte del Nazzareno, l’apostolo Pietro di passaggio da Napoli per Roma per andarvi a predicare il Cristianesimo, lo predicò anche a Napoli e a Sorrento, si presume che avesse predicato nella località di sotto al monte, da Sorrento poco prima di arrivare a Sant’Agnello sulla destra, ed ivi sorse una piccola cappella dedicata a San Pietro apostolo in memoria del suo passaggio, da 230 al 240 d.c. ci fu una grande persecuzione dei primi cristiani, Quinto, Marco, Quintilla, Quartilla ed altri 9 furono i primi martiri cristiani della penisola, furono martirizzati appena fuori al borgo, il punto in cui oggi sorge la Chiesa del Carmine, nella quale c’è la cappella del martirio. Il 14 febbraio del 625 era Imperatore Eraclio, pontefice Binifacio V console di Sorrento Probiano e vescovo Giacomo di Bologna, rese l’anima a Dio Sant’Antonino di Campagna eletto subito a protettore di Sorrento, fu chiamato dai sorrentini questo monaco benedettino dall’eremo di San Michele al monte Faito, arrivato li dopo l’invasione dei Longobardi con la distruzione quasi totale dell’abbazia di Monte Cassino dove Antonino era monaco, spese tutta la sua vita in favore di questa città, quindi il 14 febbraio dell’anno 625 come si è detto, era una giornata di quelle che non prometteva nulla di buono, solo pioggia e temporali, poco prima di mezzogiorno il sole squarciò le nuvole. Sorrento fu inondata dal sole ed il quel momento il Santo rese l’anima a Dio, il cielo si richiuse e ricomincio a piovere, per suo desiderio non voleva essere sepolto né dentro né fuori le mura della città, cosi si decise di seppellirlo nelle mura a difesa della sua Sorrento, dove dopo sorse la Basilica a lui intitolata. Si legge nelle cronache che Rodoaldo Re dei Longobardi assediò nel 645 la città, ma per la resistenza trovata per la protezione di Sant’Antonino verso i cittadini, egli morisse, togliendo così l’assedio, Sicardo principe di Benevento, volendo assoggettare la Campania, invase con forte esercito nell’anno 835 la Penisola e strinse d’assedio Sorrento. I cittadini si difesero bravamente, poi non vedendosi abbastanza per sostenere il forte numero di nemici chiesero aiuto al Duca di Napoli, frattanto successe un fatto leggendario che cambiò le sorti della guerra, si ricorda che in uno degli assalti, un pietra lanciata dal longobardi percosse il sepolcro del Santo, la notte stessa il Santo apparve irato al principe e gli comandò di levare l’assedio, ma non avendo egli subito ubbidito, la mattina successiva la figlia di Sicardo fu invasa dal demonio, riconoscendo ciò essergli accaduto per disubbidienza ai divini voleri, tolse l’assedio a Sorrento e si ritirò nei suoi territori, ritornò con la figlia Adeodata sulla tomba del Santo, e fu liberata dall’ossessione demoniaca. Lo stesso territorio da capo Ateneo al Sarno dal 512 era governato da consoli chiamati Arconti e Duchi, nell’830 Sergio figlio di Andrea, Prendeva il titolo di Sergio I, 842 Gregorio I figlio di Sergio, 872 Sergio II figlio di Gregorio, 895 Atanasio I fratello di Sergio, 920 Gregorio II fratello di Sergio, 933 Giovanni I figlio di Sergio, 978 Sergio III, 981 Marino I figlio di Sergio III, 1024 Sergio IV figlio di Marino, 1038 Mansone I figlio di Marino, 1049 Guaimarino figlio di Marino, 1052 Guido I figlio di Marino, 1052 Mansone nuovamente, 1068 Sergio V figlio di Mansone, 1133 Sergio VI della famiglia Sersale ultimo duca, dopo questa data Sorrento subì le sorti di Napoli in tutte le dominazioni che si succedettero. Dal 1133 al 1194 abbiamo la dominazione Normanna, 1194 al 1266 degli Svevi, 1266 al 1382 Angioini, 1382 1441 Durazzeschi, dal 1442 al 1504 Aragonesi, poi venne l’era dei vice re spagnoli e austriaci dal 1504 al 1734 infine dal 1734 al 1860 i Borboni, con una piccolissima parentesi nel 1779 della Repubblica Partenopea e la parentesi Napoleonica dal 1806 prima con Giuseppe Bonaparte, poi con Gioacchino Murat al 1815, dal 1860 regno d’Italia con l’unità d’Italia. Della dominazione Angioina, abbiamo due bellissimi esempi, L’antica Chiesa di San Francesco gotica 1300, prima del rifacimento completo dell’attuale Chiesa barocca ricostruita nel 1600 dopo il rovinoso crollo per un terremoto, ed il chiostro annesso molto particolare costruito nel 1300 in pietra lavica, per metà ad arco gotico con influenza angioina e l’altra ad arco romano, due colonne di detta pietra con arco si possono ammirare nell’antica sagrestia, ed una colonna nella cappella di Santa Rita, poiché la Chiesa originaria era in pietra lavica. Ed il Sedil Dominova del 1319, anch’esso in pietra lavica, ricordano i gusti dell’epoca Angioina. Dal 520 abbiamo ricordi del Imo vescovo di Sorrento nel 525 era Ranato francese, poi Valerio sorrentino, già nel 1059 aveva dignità di arcivescovo di Sorrento con il palio, ed infatti abbiamo notizia del primo arcivescovo in tale data di nome Giovanni, con giurisdizione da Capo Ateneo al Sarno inclusa Capri, mentre Castellammare, Vico, Massa Lubrense, e Capri avevano il vescovo, che ogni anno dovevano fare obbedienza in Cattedrale all’arcivescovo di Sorrento. Con il privilegio del 13 luglio 1428 la regina Giovanna II d’Angiò regina di Napoli, dona a Zottola Correale (Zotula) e suoi discendenti un territorio sito in Sorrento (Capo cervo), Re Fernando D’Aragona nel 1481 conferma il privilegio già accordato dalla regina Giovanna. Pompeo e Alfredo Correale ultimi discendenti, per assicurare la conservazione delle opere d’arte acquistate o ereditate attraverso la fondazione di un museo. A tale scopo entrambi lasciarono le loro raccolte al costituente ente “Ente giuridico autonomo dal titolo Museo Correale di Terranova”, che sarebbe allogato alla villa alla rotonda, e dotato con le rendite dai terreni a essa circostanti, alla morte del conte Alfredo ultimo dei Correale avvenuta il 6 agosto 1902 concesse al nuovo ente la villa ed i terreni, il 27 dicembre il comune accettò i legati fatti dai Correale a favore della città, deliberandone l’erezione a ente morale, ma il museo venne aperto solo nel 1924. Nel 1319 si ricordano i sanguinosi fatti nel cortile di casa Mastrogiudice, molti patrizi per vecchie inimicizie sorte a causa dell’amministrazione della città vennero alle armi, dopo questo grave fatto alcune famiglie patrizie decisero la scissione dal sedile di Porta, e quindi fecero erigere il “sedil Dominova”, domus nuova, i Vulcano, Mastrogiudice, Sersale, Capece, Nobilione, Molignano, Donnorso, Boccia, Orefice, Marziale, Cortese, Teodoro, Carlino, Spasiano, tutti fecero parte del nuovo Sedile. Dal 1877 l’edificio ospita un’associazione “Società Operaia di Mutuo Soccorso” anticipatrice del sistema pensionistico e del walfare state. L’11 marzo del 1544 nacque a Sorrento il sommo poeta Torquato Tasso, egli stesso in un suo carme dice: mentre il sole nel suo pieno meriggio ascese io nacqui, una piccola città ma nobile, Bernardo Tasso sposato con Porzia de Rossi imparentata con la famiglia Correale, sua sorella Ippolita infatti era sposata con Onofrio Correale, vennero a far visita alla famiglia a Sorrento, e rimasero innamorati del posto, nella primavera del 1543 Bernardo prese licenza dal principe Ferrante di Salerno al cui servizio Bernardo era, prese in fitto per tre anni continui la villa Mastrogiudice a prospietto, ivi fu concepito e nacque Torquato, nacque mentre il padre era nelle Fiandre a guerreggiare, nel 1545 su ordine del principe Ferrante, Bernardo fece ritorno a Salerno con tutta la famiglia. Nel 1577 Torquato Tasso torna per l’unica volta nella sua terra natia a Sorrento per far visita alla sorella Cornelia, travestito da pastore, i mesi passati a Sorrento fra luglio e dicembre furono i più lieti e tranquilli della sua vita, fu legato da devota amicizia al priore del convento di San Vincenzo, fra Fabriano, la sua tomba ti trova Roma a Sant’Onofrio al Gianicolo ove morì il 25 Aprile 1590. La notte del 13 giugno 1558 Palay Mustafà invase Sorrento, i Correale erano detentori delle chiave della città, e quel giorno fu celebrato il matrimonio di Cornelia Tasso sorella di Torquato Tasso, con Marzio Sersale nella sontuosa villa alla rotonda dei Correale, un servo mussulmano dei detti patrizi si attardava sulla porta di Marina Grande dopo aver fatto uscire dalla città gli ospiti del matrimonio per far ritorno a Napoli, si accorse che si avvicinavano delle navi con bandiera mussulmana la mezza luna, fece dei segnali con il fuoco attirando la loro attenzione per poi aprirgli le porte, questi già pensavano di tornare indietro, visto che era impossibile di entrare in città, ci furono migliaia di morti con molte devastazioni ed ingenti danni, furono fatti più di 1500 prigionieri, per qualche giorno le navi sostarono nelle vicinanze di Ischia per aspettare il riscatto dei prigionieri, chi le famiglie ebbe subito la possibilità, di denaro i prigionieri furono liberati, altri partirono per il medio oriente verso Costantinopoli, alcuni furono riscattati dopo alcuni anni, e chi non ebbe nessuna possibilità furono venduti come schiavi, fu fatto prigioniera anche Berardina Donnorso con suo figlio Giovanbattista Arfora, lei fece voto che se sarebbe ritornata con il figlio a Sorrento avrebbe costruito un monastero per le figlie del popolo, poiché esse non erano ammesse negli altri monasteri tutti di stirpe nobile, in effetti appena tornata, con rogito del 29 dicembre 1566 confermò la volontà del voto fatto e con lasciti per il sostentamento, subito cominciò la costruzione del monastero, affidò l’intero complesso alle suore domenicane, per far piacere sia al Papa Pio V allora regnante ed all’arcivescovo Pavesi entrambi domenicani, la tela dell’altare maggiore di Silvestro Buono, rappresenta la madonna delle grazie con bambino, con San Domenico sulla destra, che presenta Berardina Donnorso fondatrice alla Madonna, e sulla sinistra San Giovanni Battista, per onorare il figlio Giovanbattista Arfora, fu restaurato verso la fine del millesettecento con nuovo pavimento maiolicato, che ancora oggi si può ammirare in ottime condizioni una piccola parte di esso nell’abside, lasciato lì dopo i restauri degli anni millenovecentosettanta. Il 1600 e il 1700 fu di grande miseria non c’era nessuna possibilità di sviluppo, solo verso la seconda metà del 1700 Sorrento cominciò a risollevarsi dalla disastrosa invasione barbarica, bisogna dire che molte famiglie patrizie vendettero tutto per riscattare i propri cari. Nel 1799 aderì ai venti della rivoluzione francese, ed innalzò a piazza Castello l’albero della libertà. Il 22 ottobre 1849 Pio IX, esule a Gaeta, dopo la presa del potere della Repubblica Romana, fece visita alla penisola sorrentina, fu una accoglienza grandiosa, visitò il monastero di San Paolo e quello di Santa Maria delle Grazie, e la chiesa di Sant’Antonino, un altro Pontefice visitò Sorrento il 19 marzo 1992 fu Giovanni Paolo II, Nel 1853 re Luigi di Baviera viene a Sorrento, ritorna nel 1858 con l’Imperatore Massimiliano del Messico. Nel 1876 la regina Olga di Wurtemberg. Nel 1863 il Principe di Galles, il principe Federico e la principessa Vittoria di Prussia, 1867 Henrik Ibsen alloggia alla pensione Rosa Magra, ritorna nel 1881 ed alloggia all’Hotel Tramontano, 1868 l’Imperatrice Eugenia di Francia, moglie di Napoleone III, la regina di Danimarca. Dimorò dal 22 marzo all,11 maggio del 1873 all’Hotel Tramontano la Zarina di Russia Alexandrowna moglie dello Zar Alessandro II, in quella occasione molti re e principi vennero a farle visita, tra gli altri Vittorio Emanuele II, il principe ereditario Umberto poi re Umberto I, re Nicola di Montenegro, in questa occasione ci fu il fidanzamento della granduchessa Maria di Russia con il duca di Edinburgo. I decreti della Repubblica Partenopea del 1799, e di Giuseppe Napoleone nel 1808, con i quali si disponeva l’erezione di un monumento a Torquato Tasso, non ebbero effetto alcuno, ne attecchirono i progetti in proposito fatti successivamente nel 1817 dal duca Laurito, Nel 1839 e nel 1846 il sindaco e dal consiglio di quel tempo proposero di erigere una statua per pubblica sottoscrizione al sommo poeta, con delibera del municipio 15 novembre 1861 si approvò il progetto, e solo nel 1870 la statua fu collocata in mezzo alla piazza, subendo negli anni vari spostamenti, il lavoro fu eseguito dallo scultore napoletano Gennaro Calì. Visitatori famosi: nel 1883 la regina Margherita di Savoia con la regina Maria Pia del Portogallo, nel 1866 il vice re di Egitto, Paolo e Alessandro di Prussia, il filosofo Federic Nietzche, 1888 re Oscar di Svezia, l’Imperatrice d’Austria e Don Carlos di Spagna, nel 1891 il principe di Napoli poi Vittorio Emanuele III, ritornando nel 1900 con la regima Elena, nel 1938 Marguerite Yourcenar vi scrisse il Colpo di Grazia, Lord Astor, compro villa Labonia, quindi Villa Astor poi Villa Tritone, James Ferimore Cooper scrisse a Sorrento the water wich, Wandswart Longfellow, l’argentino Faustino Sarmiento, Norman Douglas, Alessandro Dumas, Henri beyl Stendhal, Alfred De Musst 1834, Joseph-Ernest Renan, Edmond Rostad 1918, Anatole France, Hyppolyte Adolphe Taine. Il 25 aprile 1895, grande commemorazione, per il terzo centenario della morte del Tasso, che durarono fino al primo maggio. Il consiglio comunale di Sorrento su proposta del consigliere Antonino Cariello, consiglio del 10 giugno 1893, deliberò, che si fosse dalla citta di Sorrento solennemente celebrato il III centenario della morte del grande concittadino Torquato Tasso, con delibera del 28 novembre 1893, il consiglio medesimo procedette alla nomina di un comitato direttivo al quale fu affidato l’incarico di provvedere all’attuazione delle feste giubilari, il comitato fu composto dai signori: Comm. Bartolomeo Capasso presidente onorario, Comm. Luigi De Maio sindaco di Sorrento presidente effettivo, Marchese Enrico Ubaldo, Cav. Giacomo e Martino, Comm. Giuseppe Olrlandi, Comm. Luigi Petriccione, Conte Alfredo Correale, Comm. Francesco Saverio Gargiulo, Barone Giovanni Labonia di Bocchigliero, Principe di Serignano, Cav. Luigi Fiorentino, Cav. Guglielmo Tramontano, Duca di Terranova Pignatelli, Marchese Francesco Sersale, Cav. Gioacchino Minieri, Cav. Camillo Spasiano, Comm. Enrico Spasiano, On. Enrico Curati, Comm. Enrico Arlotta, Conte Berardo Filangieri di Candida, Principe di Piemonte, On Placido, On. Casilli, Sig. Antonino Cariello Segretario generale, Sig. Manfredi Fasulo vice segretario, Sig. Francesco Cariello tesoriere. Nel 1898 fu inaugurata la via Luigi de Maio, e ci fu l’inaugurazione della luce elettrica. All’albergo Imperial Tramontano 18 febbraio 1904 veniva in viaggio di nozze Guglielmina d’Olanda, sovrana regnante, suo sposo Enrico di Meclemburgo-Schwein, furono create nuove porcellane con stemma della casa reale olandese e dell’albergo intrecciati ed argenteria per questo regale soggiorno, Oggi alcuni pezzi sono esposti nella hall dell’albergo. Il 23 agosto del 1904 un’immane ciclone devastò con la sua furia distruttrice mezza città, provocando danni enormi, che per porvi rimedio necessitarono di alcuni anni di duro lavoro e somme ingenti. Il ciclone passò tra i due alberghi, il Tramontano ed il Bellevue Syrene, al Tramontano portò via parte del tetto; arrivando dal mare investì e rase al suolo per primo il monastero benedettino di San Paolo, strappando alberi, scoperchiando case e distruggendo tutto quello che trovava sul suo cammino, percorse via Tasso, dove quasi tutte le abitazioni furono danneggiate. Si pensi che l’organo della Chiesa Cattedrale era visibile dal piazzale antistante, la facciata era completamente scomparsa, pezzi di barche furono ritrovate sulle colline di Sorrento, precisamente alle Tore. Durante la seconda guerra mondiale fu esule a villa Tritone il filosofo Benedetto Croce, quando l’Italia era divisa in due fu crocevia per gettare le basi di una nazione libera e democratica, infatti Benedetto Croce ricevette a Villa Tritone, il Principe Umberto di Savoia, Palmiro Togliatti, Enrico De Nicola, il maresciallo Badoglio, il generale Bernard Montgomery, e il generale Mark Clark, oggi una eccellenza dell’accoglienza turistica, la villa proprietà del Barone Labonia calabrese si chiamava “Aux roches grises” o Villa Labonia, per dissesto finanziaria fu venduta a William Wardorf Astor, “Villa Astor” alla sua morte il figlio la vendette all’olandese Geerzma, “Villa tritone” gli eredi la vendettero all’armatore Mariano Pane, da lui alla moscovita Kamilla Dzhanashiya, mantenendo lo stesso nome. Altri ospiti: Alphonse-Marie-Louise de Lamartine, John Wolfgang Goethe, Riccardo Wagner, Fanny Lewald, Paul Heise, August Graf Von Platen, August Kopisch scopritore della grotta azzurra, Teoforo Mommsen, Ferdinand Gregorovius, il primo ministro spagnolo Emilio Castelar 1875, Giovanbattista ed Ernesto De Curtis autori di torna a Surriento e moltissime famose melodie, Harriet Beecher Stowe, vi scrisse Agnes of Sorrento 1861, Ivan Tourgueniev scrisse una serata a Sorrento 1852, il pittore russo Silvestre Feodorievic Stchedein morto qui a Sorrento nel 1830 e sepolto nelle chiesa di San Vincenzo, traslato al cimitero di Sorrento dopo l’abbattimento della chiesa, Leon Tolstoi, Massimo Gorki villa sorito al Capo di Sorrento, Schlimann grande archeologo, scoprì la citta di Troia, visitò Sorrento nel 1868, Gorge Gordon Bayron, Sir Walter Scott, John Keats, Percy Shelley, Sybil Fitgerald, Francis Marion Crauford che si stabilì a sant’Agnello, Charles Dickens, Herman Mleville, Axel Munthe, Giacomo Casanova, Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Enrico Caruso, Salvatore Quasimodo. I fratelli Alinari, Massimo Dapporto, Mvula Sungani, Emanuela Bianchini, i fratelli Massimiliano e Gianfranco Gallo. L’accoglienza in questi luoghi è certamente nata con essi, sin dai Fenici, Greci, e con l’espandersi dell’Impero Romano, partendo da Castellamare di Stabia lungo tutta la costiera arrivando ad Amalfi ed oltre era punteggiata di ville Patrizie tutte con discese a mare con scale e porticati, solcando il mare in una triremi o galea di notte lo spettacolo era paradisiaco, di giorno con la luce del sole era abbagliante, gli occhi non si saziavano mai di tanta bellezza, ed ancor più diede impulso a conquistare le aree più belle per costruire la propria lussuosa dimora, allorché l’imperatore Tiberio decise di governare l’impero Romano da Capri per circa dieci anni, ancor oggi numerosi ruderi si trovano ad ogni passo, e di pochi giorno la scoperta nel mare di fronte a Marina della Lobra o di una villa Patrizia, da quello che emerge sul fondale potrebbe essere un porticato, o di un Santuario, Delubrum c’è ne parlano fonti classiche, il qual nome dà alla città Lubrense. I proprietari davano ospitalità ad amici, parenti uomini celebri e poeti: Svetonio, Strabone, Plinio, nei loro scritti esaltavano la bellezza del luogo e delle sontuose ville, con la genuina accoglienza che si praticava in queste terre tramandata secolo dopo secolo fino ai giorni nostri, dal 1600 si cominciò a pensare a far nascere le prime locande, per accogliere turisti innamorati della natura e della storia antica, anche per lunghi soggiorni, l’elenco è lunghissimo, di Pittori, Scrittori, Regnanti, uomini Illustri, uomini politici, ricchi viaggiatori, blasonati che nel periodo del Grand Tour inviavano i propri rampolli in questi viaggi di cultura ed includeva anche Sorrento. Locanda delle Sirene poi Bellevue Syrene, Rispoli poi Excelsior Vittoria, Maison du Tasse poi Imperial Tramontano, Pensione La Rosa Magra, Pensione Corona di Ferro, Villa Nardi poi Hotel D’Anglterre poi Hotel Le Terrazze, Villa Rubinacci poi Eden, Centrale in piazza tasso, poi Villa di Sorrento, Hotel Royal, Cocumella, Loreley e Londres, Pensione Minerva, Pensione Miramare, pensione Campidoglio, Pensione Pollio e pensione Dania al capo di Sorrento, oggi c’è una vasta scelta di alberghi per ogni esigenza da lussuosi a 5 - 4 - 3 stelle, pensioni, resort e BB. Ancora oggi attirati dalla maliarda Sorrento, accorrono nomi prestigiosi da tutto il mondo.
Sorrento 23 ottobre 2017 Carmine BERTON |